La vendemmia, Roma, Mainardi, 1760

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 PARTE PRIMA
 
 SCENA PRIMA
 
 Esterno di giardino.
 
 CECCHINA, ROSINA con altri contadini e villanelle raccolti per la vendemmia. IPPOLITO e FABRIZIO
 
 tutti
 
    Bel goder la fresca aurora
 che c’invita a respirar.
 Quando il sol non ci martora,
 è pur dolce il fatigar.
 
 Ippolito, Rosina a due
 
5   Bel sentir canori augelli
 salutar il nuovo dì
 e cantar sugl’arboscelli
 quell’amor che li ferì.
 
 Cecchina, Fabrizio a due
 
    Bel veder sull’erbe i fiori
10la ruggiada distillar
 e di nuovi e bei colori
 le campagne a tempestar.
 
 tutti
 
    Bel piacer le viti belle
 de’ suoi grappoli spogliar;
15su pastori e pastorelle,
 su venite a vendemmiar. (Cecchina e Rosina con l’altri vanno a vendemmiare)
 
 SCENA II
 
 IPPOLITO e FABRIZIO
 
 Fabrizio
 Ippolito davvero
 obbligato vi son; voi mi faceste
 un piacere infinito
20nel condurmi con voi a villeggiare
 nella bella stagion del vendemmiare.
 Ippolito
 Veramente per solito
 soglio venir da me; ma questa volta
 con voi mio caro amico
25dividere ho voluto
 quel piacer ch’altre volte mi ho goduto.
 Fabrizio
 Oh quanto mi fa bene
 l’aria della campagna.
 A che ora si magna?
 Ippolito
                                        Oh oh, per tempo
30vi sovviene il mangiar! Mancano forse
 poche ore al mezzodì?
 Fabrizio
 E fino allora s’ha da stare così?
 Ippolito
 Berem la cioccolata.
 Fabrizio
                                       Eh a cosa servono
 queste sciocche bevande?
35Vonn’essere vivande; per esempio,
 si potrebbe pigliar per colazione
 una zuppa nel brodo di un cappone.
 Ippolito
 Bene, ma poi a pranzo
 non potrete mangiar.
 Fabrizio
                                          Io? Compatitemi,
40mi conoscete poco.
 So ch’avete buon coco,
 si metta pure a lavorar di core,
 che m’impegno con voi di fargli onore.
 Ippolito
 (Costui a quel ch’io sento
45venuto è a diluviar).
 Fabrizio
                                        Con buona grazia. (In atto di partire)
 Ippolito
 Dove andate?
 Fabrizio
                            In cucina.
 Ippolito
                                                 Ed a che fare?
 Fabrizio
 Vado a sollecitare,
 perché non posso più, sono a digiuno
 da ieri sera in qua.
50Vi giuro in verità, sento ch’io peno
 quando non mangio ogni tre ore almeno.
 
    La fame vorace
 tormento mi dà.
 Nel corpo il rumore
55sentite che fa.
 
    Borbotta, tarrocca,
 fa strepito e chiasso.
 E dice alla bocca:
 «Son stanco, son lasso».
60Io come un cavallo
 che corre veloce
 men vado in cucina
 per farlo quietar. (Parte)
 
 SCENA III
 
 IPPOLITO e CECCHINA
 
 Ippolito
 Ho fatto un buon negozio
65a condurmi costui, se stiamo troppo
 egli mi mangia vivo.
 Cecchina
 Serva signor padrone.
 Ippolito
                                           Addio Cecchina,
 che vuol dir poverina,
 siete assai fatigata!
 Cecchina
                                      Ho lavorato,
70finora ho vendemmiato,
 or venni in questo loco
 col mio padrone a divertirmi un poco.
 Ippolito
 Brava brava davver; così mi piace.
 Cecchina
 Ma voi con vostra pace
75non mi volete ben.
 Ippolito
                                     Per qual ragione?
 Cecchina
 Perché gl’anni passati
 m’avete regalato.
 E in quest’anno...
 Ippolito
                                   Il regalo è preparato.
 Cecchina
 Davver?
 Ippolito
                   Sì gioia mia
80eccovi un rigaletto,
 eccovi di ricamo un fazzoletto.
 Cecchina
 Oh bello! Oh quanta invidia
 Rosina proverà!
 Ippolito
                                Non gliel mostrate.
 Cecchina
 Non glielo mostrerò, non dubitate.
 
 SCENA IV
 
 ROSINA e detti
 
 Rosina
85Bravi, bravi.
 Ippolito
                          Rosina
 venite qui con noi.
 Rosina
 Che volete da me, non son per voi.
 Ippolito
 Perché?
 Rosina
                  Perché Cecchina
 è sol la fortunata.
 Cecchina
90Sì signora, il padron m’ha regalata;
 (sì per farle dispetto)
 m’ha rigalato questo fazzoletto.
 Ippolito
 Gran donne per tacer.
 Rosina
                                           Me ne consolo.
 Serva di lor signori. (Vuol partire)
 Ippolito
                                        E dove andate?
 Rosina
95A fare i fatti miei,
 vedo che siete bene accompagnato,
 la grazia di Cecchina e poi non più. (Con ironia)
 Cecchina
 Anzi anzi lei vale un Perù.
 Ippolito
 Or via ragazze belle
100non entri fra di voi la gelosia;
 prendi Rosina mia, questa fettuccia
 già tenevo per te.
 Rosina
                                   Bene obligata.
 Oh che bella fettuccia! (Ne fanno pompa)
 Cecchina
 Che nobil fazzoletto!
105Il cor del mio padrone
 è tutto mio.
 Rosina
                         La sbagli.
 Io son la più diletta.
 Cecchina
 Signor padron, di noi...
 Rosina
 Chi gode il vostro amor?
 Cecchina, Rosina a due
                                               Ditelo voi.
 Ippolito
110Oh questo sì ch’è imbroglio,
 tacer non posso e decretar non voglio.
 
    Cecchina mia carina
 tu m’hai rubbato il cor.
 Amata mia Rosina
115per te mi struggo ognor.
 
    Quell’occhio tuo furbetto, (A Cecchina)
 quel labro vezzosetto (A Rosina)
 cara mi fa languir.
 
    Tu sei... Ma già m’intendi...
120Tu sei... Ben mi comprendi...
 Ah care pastorelle
 voi siete tutte belle,
 degne d’eguale amor. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ROSINA e CECCHINA
 
 Rosina
 Or io son persuasa
125dell’amor del padron.
 Cecchina
                                          Pianino un poco,
 il padron ama me se tu nol sai.
 Rosina
 Ma più di me son guai.
 Cecchina
 Sì più di te; s’è visto
 che quando mi guardava
130dava segni d’amor né m’ingannava.
 Rosina
 Stai fresca in verità; mi avvidi anch’io
 quel che il padron faceva,
 ti dava un’occhiatina e poi rideva.
 Cecchina
 E che vuoi dir per questo?
 Rosina
135Basti così, non ti vuo’ dire il resto.
 Cecchina
 
    Rabbiosetta ti conosco
 ma soffrire ti convien.
 Il padron mi vuol bene,
 così è signora sì.
140E sarà sempre così.
 
    Se tu sei più vezzosa,
 io sono più graziosa
 ma un brio si trova in me
 che certo in te non è.
 
145   È data la sentenza
 e ci vorrà pazienza,
 quel cor non è per te. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ROSINA, poi IPPOLITO
 
 Rosina
 Oh vedete che aria.
 Ippolito
 Rosina cosa avete?
 Rosina
                                     Niente niente.
 Ippolito
150Siete meco sdegnata?
 Rosina
 Sono mortificata.
 Ippolito
 Perché?
 Rosina
                  Perché Cecchina...
 Basta, non vuo’ parlare...
 Ippolito
 Cosa potete dir?
 Rosina
                                 Quella fraschetta
155vi fa la graziosetta e so di certo
 che fa all’amor secretamente a Berto.
 Ippolito
 Oh questo non lo credo.
 Rosina
 Non lo credete? Or ben presto vedrete
 che tutt’oro non è quel che riluce.
 Ippolito
160Lo credo sì; ma dite,
 voi non fate all’amor Rosina mia?
 Rosina
 Non mi passa nemmen per fantasia.
 Ippolito
 Ma un tantin d’amicizia...
 Rosina
 Ih che dite signor, non ho malizia.
 
165   Son fanciulla tenerella,
 semplicetta, innocentina
 e malizia in me non v’è.
 
    Ma un certo non so che
 mi pizzica, mi stuzzica
170e fa balzarmi il cor.
 
    Toccate, sentite
 che salti che fa.
 Ah caro, che gusto,
 che gioia mi dà. (Parte)
 
 Ippolito
175Oh quanto mai gustose
 son queste villanelle,
 costei non mi dispiace ma Cecchina
 veramente è carina e per lei sento
 che amor mi fa provar qualche tormento. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Veduta di vigna, in cui sono CECCHINA e ROSINA con altri villani e villanelle a vendemmiare
 
 tutti
 
180   Viva Bacco e viva Amore
 che c’invitano a goder.
 
    Gusta il labbro e prova il core
 il più amabile piacer.
 
 Cecchina, Rosina a due
 
    Cessate, cessate (Vengono alcuni famigli con cesti ove sta il pranzo de’ lavoratori)
185dal lungo lavoro,
 prendete ristoro,
 venite a mangiar.
 
 Cecchina
 
    Venite al riposo
 più bello e gustoso.
 
 Rosina
 
190La mensa imbandita
 all’ombra v’invita.
 
 tutti
 
 Prendiamo ristoro,
 lasciamo il lavoro,
 corremo a mangiar. (Li famigli preparano l’occorente e i lavoratori si avanzano e si mettono a mangiare)
 
 Cecchina
195Su via Berto, mangiate. (Ad un contadino)
 Rosina
 Mangiate, il mio Geppino. (Ad un altro)
 Cecchina
 Ecco un fiasco di vino
 di quello che il padrone per sé ha serbato.
 Rosina
 Eccovi un piattellino rigalato.
 Cecchina
200Brava brava signora. (Rimproverandola)
 Rosina
 Brava brava voi pure,
 il vino del padrone
 si fa bere a costui?
 Cecchina
                                     Coll’occasione!
 Rosina
 Ma se il signor Ippolito
205sarà di ciò informato
 sì vi manderà via.
 Cecchina
 E mi ci averà mandato.
 Voi sì ve n’anderete.
 Rosina
 Col tufo.
 Cecchina
                   Lo vederete.
 
 SCENA VIII
 
 FABRIZIO e detti
 
 Fabrizio
210Buon pro, buon pro vi faccia. (Ai lavoratori che mangiano)
 Belle ragazze addio,
 potrei un poco divertirmi anch’io?
 Cecchina
 Come? Vi degnareste
 mangiar coi contadini.
 Fabrizio
                                            E perché no.
215Oh io non ho albagia
 e mi degno mangiar con chi che sia.
 Rosina
 Ma se or ora vi vidi
 in cucina mangiar terribilmente.
 Fabrizio
 Quel che mangiai non m’ha toccato un dente.
220Amici son con voi... (Vuol sedere coi villani e lo discacciano)
 Come non mi volete?
 (Canaglia maledetta
 troverò un’invenzion; aspetta aspetta). (Parte)
 
 SCENA IX
 
 CECCHINA, ROSINA e mozzatori come sopra, poi IPPOLITO, indi FABRIZIO
 
 Cecchina
 Pare chi sente voi
225che siate la padrona; io finalmente
 posso parlar.
 Rosina
                           Posso parlar anch’io.
 Cecchina
 Doppo il padron, chi è la padrona?
 Rosina
                                                                 Eh addio.
 Cecchina
 Il padrone mi ama.
 Rosina
 Sì sì, ma quanto prima
230ve ne dovrete andare.
 Cecchina
 Oh quanto mi rincresce. (Ridendo)
 Rosina
 Ridete pur e si vedrà che n’esce.
 
    Per la vostra impertinenza
 ve n’anderete, così è.
 
 Cecchina
 
235   Ci vorrà un po’ di pazienza,
 il padron vuol bene a me.
 
 Rosina
 
    Quanto va che ve n’andate.
 
 Cecchina
 
 Quanto va che voi burlate.
 
 Rosina, Cecchina a due
 
 Poverina, graziosina,
240lo volete dire a me?
 
 Ippolito
 
    Là si mangia e qua si grida,
 che vuol dir? Che cosa è stato?
 Io voglio esser informato,
 vuo’ saper che cosa c’è.
 
 Rosina
 
245   La Cecchina...
 
 Cecchina
 
                                La Rosina...
 
 Rosina
 
 Ha portato...
 
 Cecchina
 
                          Ha rigalato...
 
 Rosina
 
 Al suo Berto...
 
 Cecchina
 
                             Al suo Geppino...
 
 Rosina
 
 Di quel vino...
 
 Cecchina
 
                             Di quel piatto...
 
 Rosina, Cecchina a due
 
 Che serbato era per voi
250e poi dà la colpa a me.
 
 Ippolito
 
 Sarà vero?
 
 Rosina, Cecchina a due
 
                       Così è.
 
 Ippolito
 
    Il mio vino. (A Cecchina)
 
 Cecchina
 
                             Non so niente.
 
 Ippolito
 
 Dunque voi? (A Rosina)
 
 Rosina
 
                            Sono innocente.
 
 Ippolito
 
 Tutte due vi scaccerò.
 
 Cecchina, Rosina a due
 
255   Padron caro, padron bello
 non volete bene a me?
 
    Voi mi date un fier martello
 e il mio cor non sa il perché.
 
 Ippolito
 
    Ragazzine mie belline
260certo foco sento in me.
 
 Cecchina, Rosina, Ippolito a tre
 
    Cresce il foco a poco a poco
 e il mio cor non sa il perché.
 
 Fabrizio
 
    Presto, presto, guarda, guarda, (Esce Fabrizio correndo)
 dai al ladro che ha rubbato,
265fin adesso ha vendemmiato
 e con l’uva se ne va.
 
 tutti
 
    Guarda, guarda, presto, presto,
 dai al ladro che sen va. (Tutti corrono via, Fabrizio con somma pace si pone a mangiare)
 
 Fabrizio
 
    Che spirito pronto,
270che bella invenzione
 per far collazione
 pensato ho così.
 
    Che buona pietanza,
 che vino perfetto,
275che sia maledetto,
 ritornano qui.
 
 Cecchina
 
    Dov’è il ladro? (A Fabrizio)
 
 Fabrizio
 
                                  Chi lo sa? (Mangiando)
 
 Rosina
 
 Dov’è andato? (A Fabrizio)
 
 Fabrizio
 
                              Per di là. (Come sopra)
 
 Ippolito
 
    Buon pro faccia. (A Fabrizio)
 
 Fabrizio
 
                                     Signorsì.
 
 Ippolito
 
280Dov’è il ladro?
 
 Fabrizio
 
                              Eccolo qui. (Prende un fiasco e beve)
 
 Ippolito
 
    Bravo bravo vi ho capito.
 
 Cecchina, Rosina a due
 
 Ghiottonaccio via di qua.
 
 Fabrizio
 
 Non mi muovo in verità. (Mangiando)
 
 Cecchina, Rosina a due
 
    Vendemmiatori
285venite fuori
 e discacciatelo
 presto di qua. (Vengono i villani per discacciarlo)
 
 Fabrizio
 
    No miei signori
 troppo bontà. (S’alza)
 
 Ippolito
 
290   Tacete, fermate,
 che nelle vignate
 lo scherzo, la burla
 sovente si fa.
 
 Fabrizio
 
    Si scherza, si ride
295e allegri si sta.
 
 Cecchina, Rosina a due
 
    Ma quando si mangia
 davvero si fa.
 
 tutti
 
    Allegri su stiamo,
 ridiamo, scherziamo,
300che il tempo sen va.